test psico attitudinali vfp1

Test psico attitudinali vfp1

Test Psico Attitudinali

I test psico attitudinali (spesso utilizzati anche nella selezione vfp1) mettono a fuoco specifiche abilità importanti per l’apprendimento e/o lo svolgimento efficace di un’attività professionale. Inolre, consentono di verificare il potenziale dell’individuo al di là della sua attuali competenze tecniche.

In cosa consistono i test psico attitudinali?

I test attitudinali consistono in questionari standardizzati che hanno l’obiettivo di rilevare il possesso di specifiche abilità. Tali abilità vengono ritenute importanti per l’apprendimento /o lo svolgimento efficace di una determinata attività professionale, al di là delle competenze tecnico-specialistiche possedute dal soggetto. In quel momento o delle sue precedenti esperienze lavorative.

Tali attitudini possono per esempio essere riferite al ragionamento verbale, astratto, numerico, logico, spaziale, meccanico alla fluidità espressiva, all’attenzione, alla memoria e all’orientamento. Ma anche alla discriminazione tra stimoli, alla rapidità motoria, alla destrezza manuale, al coordinamento occhio-mano, alla creatività, al giudizio artistico, alla produzione musicale, ecc.

Per questa ragione, l’impiego di test attitudinali trova ampia diffussione nella valutazione di candidati alla loro prima esperienza profesionale.

Il concetto di attitudine

Il termine attitudine deriva dal latino aptus “adatto”, ed indica una disposizione innata o acquisita (fisica, psicofisica, o psichica) che rende possibile o facilita lo svolgimento di particolari forme di attività.

Il concetto è legato alla capacità di fare,  per cui si dice che un individuo ha l’attitudine a disegnare per il fatto che sa fare bei disegni. Questo però sembra misurare più un risultato di “profitto” legato ad una situazione presente o passata, spesso di tipo scolastico.

In realtà il concetto di “attitudine” si dovrebbe collegare alla previsione di riuscita futura. Inoltre, riuscire bene in una materia non significa volere continuare a studiare ancora tale disciplina. Dunque, l’attitudine è un fatto complesso che si collega all’integrità della persona.

Essere “atto a” vuol dire saper usare tutte le energie individuali (fisiche, intellettuali, affettive) che permettono di raggiungere un buon rendimento nell’esercizio di una particolare attività.

Quando all’attitudine si unisce l’esercizio si forma quell’abilità definita come capacità attitudinale. Quindi l’attitudine, anche se inizia con una predisposizione naturale, cambia e si migliora con il tempo, la volontà e l’applicazione.

Cosa centrano con i concorsi nell’esercito?

Negli anni precedenti la prima guerra mondiale, gli psicologi cominciarono ad avvertire l’esigenza di disporre di test che misurassero delle capacità specifiche utili per la risoluzione efficace di un compito o problema. Furono così studiati dei test che misurassero l’abilità di una specifica area, test questi, utilizzati soprattutto per la selezione e classificazione del personale militare.

La valutazione di tali test fece notare un interessante fenomeno che ancora a quei tempi non era emerso dal momento che si analizzava solamente il livello di intelligenza generale. La novità fu data dal fatto che nella somministrazione di test, il rendimento di una determinata persona mostrava spesso una differenza spiccata per parti diverse del medesimo test.

A partire dal contributo dato da Spearman all’inizio del ‘900 dello studio di una nuova tecnica matematico-statistica dell’analisi fattoriale, e dalla necessità di possedere personale militare altamente qualificato nelle organizzazioni militari, che prevedeva il possesso di abilità specifiche, portò i ricercatori a ritenere che le componenti dell’intelligenza fossero raggruppabili in capacità più ampie chiamate attitudini.

Attitudini come predisposizioni naturali

Le attitudini sono considerate predisposizioni naturali di un soggetto a raggiungere nel modo migliore un obiettivo; definiscono la capacità di fare meglio di altri, non perché si è avuta la possibilità di imparare di più o di esercitarsi maggiormente in quel compito specifico, ma poiché è presente nel soggetto una disposizione innata a ottimizzare l’apprendimento e l’attivazione di determinate conoscenze ed esecuzioni.

Gemelli (1943) definisce l’attitudine un fatto psicologico caratteristico, ovvero un insieme di elementi che comportano la presenza di caratteristiche psicofisiche innate che, in relazione alle circostanze ambientali e alle altre peculiarità dell’individuo, possono svilupparsi e/o potenziarsi in misura maggiore o minore.

Le attitudini più spesso misurate sono secondo Cattel (1955):

  • il fattore verbale;
  • il f. spaziale;
  • numerico;
  • il fattore della rapidità percettiva.
Conclusione

L’attitudine si sviluppa nell’individuo solo se trova condizioni esterne (ambientali) e interne (motivazionali) che ne permettano l’estrinsecarsi.

Quando all’attitudine si unisce l’esercizio si forma quell’abilità definita come capacità attitudinale. Possedere la consapevolezza della propria capacità attitudinale, può facilitare il superamento di una prova importante come quella dei test psico attitudinali al concorso vfp1.

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